Hai presente quando fissi la pagina bianca per ore e non riesci a scrivere neanche una parola, ma poi vai sotto la doccia e, con gli occhi pieni di shampoo, ti vengono 150 idee, tutte bellissime?
Hai appena avuto un’epifania.
Per epifania Stephen intendeva un'improvvisa manifestazione spirituale, o in un discorso, o in un gesto, o in un giro di pensieri, degni di essere ricordati.
Stephen Hero, di James Joyce.
Epifania è un termine greco che significa manifestazione.
Nell’Antica Grecia, era usato in senso religioso per indicare l’azione di una divinità che si manifestava attraverso una visione, un sogno o un miracolo.
Per la Chiesa cattolica, l’Epifania celebra l'arrivo dei Re Magi a Betlemme per adorare il bambino Gesù, portando doni simbolici.
In letteratura, diversi autori tra cui James Joyce, Marcel Proust e Virginia Woolf introducono il concetto di epifania come un’improvvisa rivelazione spirituale, causata da un gesto, un oggetto o una situazione quotidiana apparentemente banale, ma che rivela qualcosa di più profondo e inaspettato.
Nell’ultimo mese ho avuto diverse epifanie, che riassumo esattamente come le ho appuntate:
Sono stata una bambina adulta e sono un’adulta bambina.
L’ho pensato quando è nato il figlio di una delle mie migliori amiche, una di quelle con cui puoi sentirti sempre ventenne anche se fai le “cose da adulti”. Io mi sento molto più bambina ora di quando avevo sei anni e strappavo le pagine dei quaderni se le greche non erano perfette. A volte, però, vorrei avere di nuovo sei anni per iniziare prima a divertirmi anche con le pagine imperfette.
Anche i grandi miti sono persone umane.
Ho incontrato la mia professoressa di lettere del liceo dopo quasi 15 anni. Ci siamo viste in un bar con la sola intenzione di chiacchierare di noi, degli altri e di tutto. È stato bello parlarsi da adulte e conoscere meglio la persona, oltre che la professoressa. Quando ero una liceale che non sapeva cosa voleva fare nella vita (spoiler: continuo a non saperlo), lei rappresentava il massimo ideale di donna colta e invincibile. Invece, per fortuna, è semplicemente una persona.
Si possono fare un sacco di cose con la carta igienica
Questa non ha bisogno di spiegazioni.
Insomma, le mie amiche mi hanno regalato epifanie preziose mentre ero alle prese con le attività più svariate.
Questo spiega perché spesso abbiamo le migliori intuizioni sotto la doccia, mentre tagliamo le zucchine, camminiamo senza Google Maps o mangiamo una madeleine come Proust. La mente può permettersi di rilassarsi, vagare liberamente e connettere idee apparentemente non correlate, creando nuove intuizioni.
Dal racconto I morti, di Gente di Dublino di James Joyce:
Si era profondamente addormentata. Appoggiato sui gomiti Gabriel le guardò per alcuni istanti, senza rancore, i capelli scomposti, la bocca semichiusa e ne ascoltò il fondo respiro. […] Un battere leggero sui vetri lo fece voltare verso la finestra. Aveva ripreso a nevicare. Assonnato guardava i fiocchi neri e argentei cadere di sbieco contro il lampione. Era venuto il momento di mettersi in viaggio verso l’ovest. I giornali dicevano il vero: c’era neve dapperttuto in Irlanda. Neve che cadeva su ogni punto dell’oscura pianura centrale, sulle colline senz’alberi; cadeva piana sulle paludi Allen e più a occidente sulle fosche onde rabbiose dello Shannon. E anche là, sul cimitero deserto in cima alla collina dov’era sepolto Michael Furey. S’ammucchiava alta sulle croci contorte, sulle tombe, sulle punte del cancello e sui roveti spogli. E l’anima lenta gli svanì nel sonno mentre udiva la neve cadere lieve su tutto l’universo, lieve come la discesa della loro ultima fine su tutti i vivi, su tutti i morti»
In questo racconto, Joyce utilizza l’epifania e il simbolismo della neve per rivelare una verità esistenziale: l’amore, il rimpianto e la mortalità sono i fili che collegano tutti gli esseri umani. La neve, cadendo, copre le differenze, unisce le storie e ci invita a guardare oltre l’apparente banalità della vita per coglierne la profonda bellezza e fragilità.
Esercizio: scrivi la tua epifania
Racconta un momento in cui hai avuto una rivelazione importante o un’improvvisa comprensione. Può essere un evento grande o piccolo, reale o immaginario. Descrivi cosa l’ha scatenata e come ti ha fatto sentire.
Puoi partire, come Proust, da una sensazione fisica - un odore, un sapore, un suono che ti ha riportato a un ricordo dimenticato - oppure, come Joyce, da un dettaglio del quotidiano che ha improvvisamente assunto un significato più grande.
Non preoccuparti di trovare un “grande” momento: le epifanie possono nascere dalla routine, da una frase detta per caso, da un incontro casuale o da un pensiero che emerge all’improvviso. L’importante è catturare ciò che hai provato e lasciare che le parole restituiscano l’emozione di quell’istante.
Spunti per iniziare
Se la pagina bianca ti blocca, puoi farti ispirare da uno questi prompt di scrittura.
“Mi sono accorto/a che…”: parti da una rivelazione semplice, come una nuova prospettiva su qualcosa di familiare.
“Non avevo mai notato prima che…”: usa un dettaglio che hai sempre visto ma che, per qualche motivo, ti ha colpito in modo diverso.
“Quel giorno capii che…”: racconta un evento o un dialogo che ti ha portato a una svolta.
Se ti va, puoi condividere il tuo testo sul gruppo Telegram: illuminiamoci a vicenda ✨
Nei momenti di pausa arrivano le migliori epifanie. A volte, invece, arrivano solo nel momento giusto.
Questa pausa natalizia mi ha “svegliata”, facendomi ritornare alle basi dei miei desideri e facendomi capire che ciò che voglio realizzare non è così astratto come pensavo. Forse era solo la paura a rendere tutto troppo fumoso, ora vedo più chiaramente.
È bello leggere questa newsletter di venerdì mattina, è bello in generale prendersi questi attimi di lentezza per leggere cose scritte bene.
Hai un’impostazione di scrittura molto ordinata (a differenza mia) e questo mi dona molta tranquillità!